venerdì 13 dicembre 2013

L'amore ai tempi dei social network.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine di postare i propri status amorosi e i cuoricini sulle bacheche del proprio partner su Facebook.
Lentamente muore chi condivide un'intima passione con tutti, spesso sconosciuti.


Chiedo perdono per aver preso in prestito una poesia così bella per scherzare sopra la moda ormai dilagane di mettere in piazza le proprie storie d'amore sui social network, ma volevo esprimere il mio parere (e forse non solo il mio) su questo momento triste delle "coppie da social network" che arrivano a rendersi ridicole e, a volte, moleste.

Ora ve li descrivo e ditemi se non ne conoscete anche voi (se la risposta è no, siete fortunati).
Lei: “Sto pensando al mio dolce amore che ora è lontano e mi manca tantissimo”; Lui: “Amore mio, anche tu mi manchi e odio questo ufficio perché mi separa da te per 8 lunghe ore!”; Lei: “Amore amore amore, sei la cosa più della mia vita…” ecc ecc… Ragazzi, meritereste la radiazione dai social, ve lo dico con estremo affetto.
Vogliamo parlare dei "mi piace" che sanno di messaggio minatorio quando un'altra ragazza commenta simpaticamente, e magari maliziosamente, un post del fidanzato? Si salvi chi può!
O quando lui interviene come cavaliere errante in difesa di lei che riceve complimenti magari un po' "spinti"?

E poi le foto. Centinaia di foto che immortalano ogni singolo momento di vita di coppia: il primo concerto insieme, il primo acquisto, l'ultimo regalo ricevuto, la sorpresa inattesa... ah sì! L'amuor...

Insomma, usatelo Facebook ma non prendetelo troppo sul serio. L’amore è bello quando è qualcosa di privato, intimo. È un vero peccato svendere dei sentimenti mettendoli alla mercé di tutti perché si toglie significato alle parole che si pronunciano e alle emozioni che si vogliono trasmettere. È bello urlare al mondo quanto ci si ama, ma è ancora più bello sussurrarlo nell'orecchio della persona amata.

Se la coppia che mi sta leggendo sta pensando che è tutta invidia o che io non sto vivendo una cosa così bella e non la posso capire (e chi ve lo dice?!) si sbaglia. Io la trova una forma di rispetto, verso gli altri, ma soprattutto verso se stessi e in primis verso l' Amore.

lunedì 19 agosto 2013

Noi psicologi siamo così...dolcemente complicati!

Noi non dimentichiamo, abbiamo dei lapsus.
Non cambiamo idea, la ridefiniamo.
Non conversiamo, ma ascoltiamo, puntualizziamo e verbalizziamo.
Non diciamo idiozie, facciamo libere associazioni.
Non parliamo al telefono, comunichiamo da inconscio a inconscio.
Non siamo "pesanti", abbiamo una leggera compulsione a ripetere.
Non risolviamo i nostri problemi, li elaboriamo sotto forma di conflitti.
Non ci innamoriamo, abbiamo dei transfert.
Non incolpiamo dei nostri errori, li proiettiamo.
Non abbiamo rapporti sessuali, liberiamo la libido secondo il principio del piacere.

Fonte: https://www.facebook.com/vitadapsicologi

mercoledì 17 ottobre 2012

Psicologo, psicoterapeuta, psichiatra...che differenza c'è?

La domanda più assillante della mia vita. Ok! Adesso ve lo spiego brevemente e facciamo un po' di chiarezza...

Lo psicologo è il laureato in psicologia che ha sostenuto e superato l'Esame di Stato che permette l'iscrizione all'Ordine degli psicologi.  Gli psicologi non sono tutti uguali, in quanto esistono all'interno delle università indirizzi formativi diversi (per es: psicologia clinica e di comunità, psicologia del lavoro e delle organizzazioni, psicologia dello sviluppo e dell'educazione, psicologia generale e sperimentale, neuropsicologia), i quali forniscono competenze diverse.
Egli fornisce ai suoi utenti un aiuto NON farmacologico, basato su colloqui di sostegno, strumenti diagnostici, consulenze, tecniche di rilassamento, ricerca, formazione, selezione del personale ecc... Sono molte le cose che egli può fare, purché non si configurino come terapia.

Lo psicoterapeuta può seguire un percorso duplice: può partire dalla laurea in psicologia o da quella in medicina, conseguita la quale va intrapreso un corso di specializzazione riconosciuto dallo Stato Italiano della durata di almeno 4 anni (e che costano una barca di soldi).  Dunque lo psicoterapeuta può essere sia medico che psicologo; nel caso che sia psicologo può esercitare tutte le attività dello psicologo e in più la psicoterapia, ma non la prescrizione dei farmaci (nemmeno la valeriana!) nel caso che sia medico può esercitare le attività del medico (fra cui la prescrizione di farmaci) e quelle dello psicoterapeuta. L'attività dello psicoterapeuta va quindi più in profondità rispetto a quella dello psicologo, e permette di agire direttamente sui disagi della persona attraverso l'utilizzo di tecniche che variano a seconda della teoria di riferimento del professionista stesso.

Lo psichiatra: è un laureato in medicina che ha intrapreso successivamente la specializzazione in psichiatria. Lo psichiatra non è psicologo,  egli può tuttavia esercitare la psicoterapia. La differenza sostanziale tra psicologo/psicoterapeuta e psichiatra risiede nel modo di vedere la persona e nell'approccio utilizzato; mentre i primi due guardano la persona nel suo insieme, evitando di concentrarsi solo sul disturbo, lo psichiatra utilizza un metodo che può essere definito di diagnosi/cura. In sostanza egli focalizza la sua attenzione sul problema cercando di risolvere solo quello, esattamente come fa il medico.
Egli cura i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l'utilizzo dei metodi propri della psichiatria, che comprendono spesso l'utilizzo di farmaci.
Va meglio ora? 


giovedì 30 agosto 2012

Dieci buoni motivi per non sposare uno psicologo...


Sa sempre quando menti.
Trae conclusioni a sfondo sessuale leggendo la lista della spesa.
Analizza ogni tua singola parola in chiave di traumi pre-edipici.
Non potrai mai andare al cinema con lui: farà la diagnosi di ogni personaggio che appare.
Non puoi rifiutare di fare l'amore perché non ti va, ti attaccherà un pippone speculativo di un'ora sulla tua infanzia. Ah, neanche "il mal di testa" funziona, sarebbe automaticamente psicosomatico.
Userebbe la prole come cavia per le sue teorie.
Userà TE come cavia per le sue teorie.
Non usare espressioni come "ho rimosso" o "inconsciamente" se non vuoi che s'incazzi perché le usi in modo improprio .
Non ti dirà mai "ho voglia di coccole", ma "ho bisogno di reverie materno, di uno stato fusionale, di identificazione primaria" e altro e non ti dirà mai "ti amo", ma "ho investito libidicamente su di te".
Non puoi lasciarlo perché "tu non capisci i miei sentimenti" ...non avrebbe alcun senso.

mercoledì 11 luglio 2012

In che emisfero sei?


“Sono l'emisfero sinistro. Sono scientifico. Un matematico. Amo la consuetudine. Categorizzo. Sono accurato. Lineare. Analitico. Strategico. Sono pratico. Ho sempre il controllo. Sono il padrone di parola e linguaggio. Realistico. Calcolo equazioni, coi numeri gioco. Sono ordine. Sono logica. So esattamente chi sono”

“Sono l'emisfero destro. Sono la creatività. Uno spirito libero. Sono passione. Desiderio. Sensualità. Sono il suono ruggente di chi ride. Sono il gusto. La sensazione della sabbia sotto il piede nudo. Sono movimento. Colori brillanti. Sono la pulsione a dipingere sulla nuda tela. Sono immaginazione senza limiti. Arte. Poesia. Intuisco. Sento. Sono tutto ciò che volevo essere”.

sabato 9 giugno 2012

La psicologia vista attraverso gli occhi dei Peanuts... perché affrontare con ironia le proprie debolezze è il primo, indispensabile, passo per combatterle e sconfiggerle.


Schulz ha creato una striscia che racchiude in sé un autentico tesoro di riflessione, di filosofia e psicologia. Se è vero che un disegno vale quanto mille parole, allora Schulz ha scritto più di molti degli autori più prolifici del mondo intero messi insieme. I personaggi di Charls Schulz divertono, ma non solo: essi mettono in scena importanti dinamiche psicologiche in maniera semplice e immediata.
Abraham J. Twerski ha scritto "Su con la vita Charlie Brown" in cui si spiega come attraverso delle vignette vengano semplificati punti essenziali del vissuto personale. I Peanuts diventano così una piccola guida per imparare a riflettere serenamente su noi stessi e a sorridere dei nostri difetti attraverso vari temi:

Valutare se stessi, affrontare la realtà, l'autostima, l'amore e l'amicizia, le emozioni, l'ansia, il senso di colpa, la depressione, il senso di responsabilità, confrontarsi con gli altri, agire in maniera costruttiva, i valori, affrontare gli altri.






lunedì 19 marzo 2012

Quanti anni hai? Dipende...

Ho 5 anni quando ricevo una bella notizia e inizio a saltellare in giro. Ho 10 anni quando, spensierata, preparo la valigia perché una vacanza mi aspetta. Ho 16 anni quando guardo il cellulare nella speranza di trovare una chiamata attesa e quando faccio qualcosa di nascosto. Ho 20 anni quando non capisco se sono troppo grande o troppo piccola e mi sento persa. Ho 30 anni quando provo a reggere una qualsiasi conversazione, espongo il mio punto di vista, mi confronto. Ho 40 anni quando sono convinta di poter fare tutto da sola. Ho 50 anni quando non mi lamento ed accetto passivamente tutto. Ho 60 anni quando comincio ad avere qualche rimpianto. Ho 70 anni quando mi sento sola e voglio qualcuno vicino a me. Ho 80 anni quando qualcuno mi racconta qualche episodio e io non me lo ricordo. Ho 90 anni quando ripeto sempre le stesse cose. Ho 100 anni quando raggiungo un traguardo che credevo impossibile. Sono morta quando qualcuno o qualcosa esce per sempre dalla mia vita.